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giovedì 28 giugno 2012

Cronaca di un caos inaspettato.. Le scaloppe MTC! (scaloppine di pollo alle mandorle in salsa di soia con insalata e germogli)



MAREMMA SCALOPPATA!!!!!!!!!
Ricordo ancora quello che oggi chiamerei il lontano 5 giugno, quando è stata svelata la nuova ricetta dell'MTC del mese: entusiasmo alle stelle è ciò che meglio descrive la mia reazione. Adoro le scaloppine, mettono d'accordo tutti in famiglia, compreso il complicatissimo anti-tavola Slowfood e non rientrano nei divieti categorici del mio ginecologo, attento alla mia linea (povero lui, pare ci tenga più di me). 
Ero partita con lo slancio di una scalatrice: oh, è la volta che faccio venti versioni diverse, diventeremo delle scaloppine viventi a forza di mangiarne! Brava, brava Silvia...tu si che sei una volpe. 

Erano gli inizi di giugno, dicevo. L'estate tardava ancora ad arrivare, la scuola stava per finire ma ancora scandiva i ritmi delle giornate, gli impegni extra (calcio, catechismo) volgevano anche loro al termine sonnecchiosi e apparentemente innoqui. Ed io, vivevo nella mia beata ignoranza e nel quieto letargo da maternità in cui mi cullo ormai da mesi, vantandomi anche di iniziare a sentirmi finalmente nel famoso "stato di grazia"... Ma stava per scoppiare la tempesta.

La scuola è finita, ed ha portato con se feste di fine anno, pizzate con genitori e figli e maestre, spettacolino e mercatino di chiusura scuola; il catechismo è finito, ma sono arrivati al suo posto i preparativi per i campeggi (ai quali slowfood sta partecipando), e feste e messe di chiusura; è finito anche il calcio, ma con il botto....un susseguirsi di partitelle amichevoli e non, e tornei massacranti, l'ultimo dei quali durato da mattina a sera di una ardente domenica di metà giugno in piena ondata Scipione. Ed eccolo appunto, lui, l'anticiclone Africano. Atteso dopo il lungo inverno e l'estate iniziata in sordina, fra temperature al limite del rigido, piogge e cieli plumbei. Lo so che è un luogo comune ma lasciatemelo dire...dove cavolicchio stanno le mezze stagioni??? Come si puo passare da 15 gradi tirati ai 35 all'ombra con tasso di umidità del 99%?? Ecco, il mio stato di grazia è durato lo spazio di un pensiero, e poi Scipione se lo è portato via. Ho passato le ultime due settimane a sudare solo formulando pensieri (nemmeno troppo compiuti), a veder i piedi gonfiarsi come salamotti e non entrare più in nulla se non in sgraziati ciabattoni di un numero più grande del mio, ad avere le dita delle mani ingigantite oltre il consentito (ho dovuto levare anelli prima di ritrovarmi con le dita cianotiche per la circolazione bloccata), a far docce fredde una dopo l'altra per trovare un briciolo di sollievo che se ne andava nell'istante stesso in cui spegnevo il getto....E in tutto questo???? I fornelli ovviamente, l'ultimo pensiero. L'occhio al calendario, non lavorando, non l'ho buttato mai...finchè non mi sono accorta che...o mio dio!!! Ma domani è il 28!!!!! 

Così ho prodotto le mie scaloppine, che poverine, sono fotogeniche come un mazzo di fiori secchi in una discarica, ma devo dire erano buone. Lo so che sono di parte...e non lo dico perchè voglio vincere, ci mancherebbe...porelle...fan pena..ma erano buone sul serio. 
Non avrò la menzione fotografica come all'ultima tornata (che onore!!!) e non vincerò l'MTC (per l'amor di dio, non punto a tanto!) ma provatele! Sembrano sbruciacchiate, ma è il colore che ne arriva dalla salsa di soia. E il sapore è veramente buono! Soprattutto....sono riuscita a partecipare, nonostante tutto,  e sono orgogliosa! (vive bene chi si accontenta...ahahahahahah)

SCALOPPINE DI POLLO ALLE MANDORLE IN SALSA DI SOIA CON INSALATA E GERMOGLI
Ingredienti:

2 fettine di petto di pollo
farina di mandorle q.b.
1 noce di burro
mezzo bicchiere di salsa di soia
una manciata di mandorle sgusciate
1/2 cucchiaino di zenzero in polvere
sale q.b.

Insalata mista (fresca!!) e germogli 

Le mie fettine di pollo erano già state battute dal macellaio (io non posseggo batticarne), altrimenti, batterle  prima di tutto e poi infarinarle con la farina di mandorle. 
In una padella, sciogliere il burro e scottarle bene da ambo i lati. Una volta pronte, tirarle via e metterle da parte in un piatto. 
Aggiungere al burro la salsa di soia, lo zenzero in polvere e le mandorle tostate. La salsa di soia che uso io è piuttosto densa e di sapore dolciastro, ed è quindi necessario aggiungere sale. Ci sono invece altri tipi di salsa di soia, più liquidi e salati, in quel caso si puo decisamente omettere il sale. 
Far restringere il necessario (per quel che mi riguarda appunto, la salsa era già piuttosto densa di suo) e rimettere le fettine in padella ad insaporire nella salsa. 

A questo punto impiattare le scaloppine colorite dalla salsa, non dimenticare le mandorle, e accompagnare con una fresca insalata di stagione. Per rimanere in tema, arricchire l'insalata con germogli. Io avrei tanto voluto germogli di soia ma non li ho trovati....ho usato quindi germogli di fungo mungo. :)

Con questa ricetta, un po (molto) esteticamente SFIGATA, ma giuro, dal buon mix di sapori, partecipo in zona cesarini allMTC di giugno!




martedì 27 settembre 2011

Essere o non essere....mamma





Questo è l'articolo che stamattina ho letto di corsa sul corriere della sera on line, e che mi ha lasciata decisamente perplessa. Il tema è abbastanza delicato, e non voglio dilungarmi troppo. Soprattutto, non vorrei giudicare le scelte altrui, perchè si sa, finchè uno non si trova in una determinata situazione, non puo davvero dire con certezza come si comporterebbe se invece ci fosse dentro fino al collo. Io poi, non posso proprio parlare, ho 32 anni e un figlio di 8, voluto certo, e arrivato al mondo comunque grazie ad una serie di eventi "fortuiti" che mi hanno portato fino al giorno in cui per la prima volta l'ho abbracciato: ossia essermi sposata molto presto, essere stata in buona salute, non aver avuto problemi di infertilità (almeno allora!!!) e quant'altro, oltre al semplice desiderio di maternità, possa aver contribuito a renderlo possibile. 
La frase che però mi ha davvero colpito, e che personalmente mi è sembrata davvero fuori luogo è stata questa:
"...Le critiche più aspre contro il dilagante trend equivalgono ad un disgusto viscerale ed estetico all'idea di una 60enne che allatta un neonato". 
Davvero è solo una questione di "aspetto fisico"?? Personalmente, i dubbi che mi porrei, sarebbero altri, non come figuro con un bimbo attaccato al seno ad una certa età (che poi diciamocelo...se è tutta una questione di bellezza esteriore, la stragrande maggioranza di noi non dovrebbe nemmeno venire sfiorata dall'idea di aver un bimbo e allattarlo, nemmeno a 30 anni!). Il mio dubbio più grande, riguarda se mai la natura.. Povera, bistrattata natura, che troppo spesso vogliamo aggirare, in tutti i suoi aspetti...dove ci sono montagne scaviamo tunnel (non me ne voglia la Gelmini..ahahahah), dove ci sono 50 gradi creiamo impianti di risalita sciistici, dove c'è il verde coliamo cemento, dove ci sono rughe vogliamo spianare....e ogni tanto lei prova a ribellarsi, ma non siamo mai abbastanza saggi o umili da volerle dare ascolto. 
Mi chiedo soltanto...se la natura ha predisposto un limite...forse c'è un motivo, che non è la bellezza. Forse è soltanto un fatto di numeri...è solo che un bimbo ha bisogno di cure che dopo una certa età probabilmente non puoi più garantirgli...forse ha bisogno che tu sia presente al suo primo giorno di scuola, e dopo una certa età comincia a entrare in gioco un orologio biologico ben più ticchettante di quello relativo alla sola riproduzione...Insomma, questo mi colpisce di più, e mi fa pensare se proprio non ci siano altre strade da imboccare per quelle donne, certo più sfortunate di me, che non sono riuscite ad esaudire "in tempo" il loro desiderio di maternità.... Con questo, ribadisco comunque il fatto che non potrò mai sapere come mi sarei comportata io...e quindi, mi tengo i miei dubbi, semplicemente esternandoli, senza voler per questo dire cosa è giusto o sbagliato, ne per me ne per chiunque altro.

A tutte le mamme, giovani o vecchie che siano è dedicata la mia ricetta di oggi...la dedico perchè è una ricetta velocissima (e sappiamo bene quanto il tempo a volte sia tiranno)...perchè è light (e i figli spesso ci "regalano" qualche etto -già- di troppo), perchè è golosa (e quindi può soddisfare anche i palati delle piccole pesti restie all'appuntamento con la tavola).
Io ce l'ho nella mia dieta, e vi lascio la versione light e quella "goduriosa"

CANNELLONI DI PROSCIUTTO (DI TACCHINO) AL FORNO E FORMAGGIO
Ingredienti:
4 fette di prosciutto di tacchino al forno (oppure....4 fette di prosciutto cotto)
1 confezione di fiocchi di latte (oppure...ricotta, philadephia, robiola...insomma, un formaggio morbido di vostro gradimento
4 sottilette (oppure....4 fettine di mozzarella...o di fontina...o scamorza...)
sale, pepe, aromi a piacere quanto basta. 

La ricetta??? Perchè, serve la ricetta??? :)  Stendete su un piatto una fetta per volta di prosciutto. Rempite con il formaggio morbido o i fiocchi di latte. Spolverate di pepe ed erbette varie (io adoro l'origano, ma ci puo stare qualunque cosa). Arrotolate la fettina di prosciutto e adagiatela su una teglia (se seguite la versione light, foderate la teglia di carta da forno e non servirà ungere o imburrare) . Ricoprite con le sottilette (o con la mozzarella o la fontina) e infilate nel forno con la funzione grill, quanto basta per riscaldare un po il ripieno e far fondere e abbrustolire il formaggio filante di copertura. (direi 10 minuti, ma dipende dai forni, anche meno!). Si mangia!

sabato 29 gennaio 2011

Una sfida...la Cima!!


Ci penso da quando è uscito il contest di Simonetta...e infatti  con la mia ricetta sono arrivata all'ultimo, un paio di giorni appena prima che il contest si chiuda...l'ho fatta penare povera Simonetta, ogni tanto mi ricordava che avevo promesso di partecipare. Solo che prima sono partita, poi c'è stato Natale...e poi continuavo a pensare a quale poteva essere quella ricetta "semplicemente perfetta". E poi, l'ho trovata. LA CIMA. Un piatto ligure, gustoso, ottimo...in casa mia si prepara principalmente nei giorni di festa e il cuoco è tassativamente mio papà (in effetti in casa il ligure per eccellenza è lui). 
Anni fa (ormai tanti) da piccolina ero proprio come Slowfood...farmi assaggiare qualcosa di nuovo era un impresa a dir poco titanica. E le mie motivazioni per non voler assaggiare erano le più disparate e con il senno di poi le più urticanti per la salute mentale di una madre...il colore, la forma, la consistenza del nuovo cibo erano fondamentali. E io non mi sarei mai sognata di mettere in bocca una cosa che dentro aveva un ripieno verdolino e molliccio. Finchè un giorno, non l'ho fatto. Non ricordo più se solo perchè sotto minaccia, o se perchè ormai cresciuta e più "spavalda" o per chissà quale altro motivo. L'ho assaggiata e l'ho amata. Eh si, avevano ragione mamma e papà (una volta ancora!) la Cima era buonissima. E quanto è divertente prepararla?? Per mio papà, è una questione di stato. Si parte dalla scelta del pezzo, e non è cosa facile, tant'è vero che ieri, mentre chiedevo lumi, si è anche un po perso fra le millemila caratteristiche principali che deve avere la carne per essere una buona cima e io sono arrivata dal macellaio confusa...ma è andata bene lo stesso. Poi, dovreste vederlo, mentre prepara il ripieno come un mago che prepara la sua pozione...aggiungi, mescola, sala, assaggia, gira, metti, gira...sale...gira..assaggia. E ancora, quando come un sarto provetto (o un chirurgo affermato?!?) ricuce la tasca a dovere...per poi controllare in ansia lo sportello del forno per vedere se si sono verificati o no disastri..fuoriuscite di ripieno o esplosioni nucleari della povera cima. Al momento di portarla in tavola, una cosa è certa: per lui è sempre venuta male. Il ripieno non è buono, la carne si è indurita, e mille altri difetti. Mentre la verità è una soltanto: è perfetta. Ottima, a prova di capricci di bimba schifiltosa a tavola. E infatti, ieri, quando mi ha dato tutte le istruzioni per farla, io alla mia prima prova sul campo, ho avuto un enorme successo. La cima è venuta meravigliosamente, seguendo passo passo la ricetta del mio papà. E adesso, sono ben felice di pensare che per gustarne una buona, come la fa lui, mi basterà ricordare le indicazioni che mi ha dato. E' questa la mia ricetta "Semplicemente perfetta", che in una sacchetta di carne ripiena racchiude la consapevolezza che prima o poi si cresce e ricordi divertenti del mio papà ai fornelli.

Con questa ricetta partecipo al contest di Simonetta:


LA CIMA
Ingredienti:
1 Kg c.ca di cappuccina (ossia...la pancia del vitello, sapientemente ricucita a sacchetto dal macellaio, che lascerà in dotazione filo alimentare a sufficienza per richiuderla del tutto quando sarà necessario)
3 uova
100 gr di spinaci
150 gr di parmigiano
120 gr di mortadella
una manciata di pinoli (io non li avevo in casa, quindi non li ho messi)
pangrattato quanto basta
noce moscata
un pizzico di sale
carota/sedano/cipolla
un rametto di rosmarino
olio evo
brodo di dado classico

Preparare il ripieno della carne. In una terrina capiente, sbattere le uova. Aggiungere il parmigiano, gli spinaci precedentemente sbollentati e tritati finemente, la mortadella tritata grossolanamente, i pinoli (se li avete), una generosa grattuggiata di noce moscata. Mescolare e regolare di sale. Se l'impasto risulta troppo liquido (ricordate bene, deve essere una crema densa, molto densa) aggiungete pangrattato quanto basta per raggiungere la consistenza necessaria. A questo punto, l'impasto ottenuto va inserito nella tasca di carne. Riempite bene, aiutandovi con un cucchiaio, di modo che l'impasto arrivi bene fino in fondo. Non riempite sino all'orlo, anzi, lasciate almeno c.ca direi 5 cm di spazio, perchè in forno l'impasto tende a gonfiarsi e rischiate altrimenti di farlo fuoriuscire dalla carne. Inoltre vi serve un po di "spazio libero" per ricucire la carne. Ora, con un ago bello grande e robusto (mio papà usa un ago da cucire grande, io mi sono comprata per la modica cifra di un Euro, un aghettone gigante e con il senno di poi dico: per fortuna!!) e usando il filo alimentare che avanza dalla cucitura già fatta dal macellaio, richiudete il sacchetto di carne. Spendete un po di tempo nel farlo. Non serve che siate macellai. La differenza fra la mia cucitura e quella del macellaio è notevole alla vista, ma l'importante è che sia efficace ossia che sigilli bene il sacchetto per non fare uscire il ripieno. Io ho fatto come se rammendassi un calzino...qualche punto in un senso, qualche punto tornando indietro, tirando bene e poi ho fissato. Fine. Questo è il risultato:

A questo punto, fare un battuto di carota, sedano e cipolla, foderare una teglia con carta da forno, mettere il battuto, un giro di olio evo, adagiarvi sopra la carne ben unta a sua volta e cospargerla con del rosmarino. Preparare del brodo con il dado vegetale e versarne un po dentro la teglia. Ed eccola:


Infornare in forno preriscaldato a 160° gradi per la prima mezz'ora. Poi alzare la temperatura del forno a c.ca 200° gradi e cuocere per c.ca 2 ore. Comunque controllate. Io a metà cottura ho un po abbassato la temperatura a 180, e la cottura è andata avanti per un ora e quarantacinque minuti. Dipende dalla potenza del vostro forno, da quanto è grande il pezzo di carne. Per verificare che sia ben cotta, potete inserire uno stuzzicadenti al centro della carne: se esce asciutto ci siamo! Questa è la mia cima, appena sfornata:

Adesso, è l'ora di farla raffreddare, perchè si, la cima si mangia a temperatura ambiente. Per evitare che ci siano "bolle d'aria" fra il ripieno e la carne è fondamentale farla freddare così: mettere la carne su un tagliere e ppoggiarci sopra un bel peso. Io ho messo sopra la carne un tagliere di legno con sopra due pacchetti da chilo di farina. Ai lati ho messo due barattoli per evitare che l'"installazione" franasse!!! E' stata sotto il peso tutta la notte. Il giorno dopo, era pronta: andava soltanto tagliata a fettine sottili e mangiata. Una meraviglia!!!


Per l'occasione, ho invitato a pranzo i miei genitori. Mio papà ha promosso la cima a pieni voti. E poi, la magia più grande è stata la seguente: Slowfood non solo non si è rifiutato tassativamente di assaggiare (come fa di solito) ma ne ha voluto un pezzetto e poi un altro ancora, dichiarando: che buona!!



Nota a parte, del mio Brady....che mi ha illuminato sul fatto che esiste persino una canzone del mitico De Andrè in onore della cima....eccone il testo, con tanto di traduzione genovese/italiano :)

(La cima)

Ti t’adesciàe ‘nsce l’èndegu du matin
ch’à luxe a l’à ‘n pè ‘n tera e l’àtru in mà

Ti sveglierai sull’indaco del mattino
quando la luce ha un piede in terra e l’ altro in mare

ti t’ammiàe a ou spègiu dà ruzà
ti mettiàe ou brùgu rèdennu’nte ‘n cantùn

ti guarderai allo specchio di un tegamino
metterai la scopa dritta in un angolo

che se d’à cappa a sgùggia ‘n cuxin-a stria
a xeùa de cuntà ‘e pàgge che ghe sùn
‘a cimma a l’è za pinn-a a l’è za cùxia

che se dalla cappa scivola in cucina la strega
a forza di contare le paglie che ci sono
la cima è già piena è già cucita

Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra
nu turnà dùa

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura

Bell’oueggè strapunta de tùttu bun
prima de battezàlu ‘ntou prebuggiun

Bel guanciale materasso di ogni ben di Dio
prima di battezzarla nelle erbe aromatiche

cun dui aguggiuìn dritu ‘n pùnta de pè
da sùrvia ‘n zù fitu ti ‘a punziggè
àia de lùn-a vègia de ciaèu de nègia

con due grossi aghi dritti in punta di piedi
da sopra a sotto svelto la pungerai
aria di luna vecchia di chiarore di nebbia

ch’ou cègu ou pèrde ‘a tèsta l’àse ou sentè
oudù de mà misciòu de pèrsa lègia
cos’àtru fa cos’àtru dàghe a ou cè

che il chierico perde la testa e l’asino il sentiero
odore di mare mescolato a maggiorana leggera
cos’altro fare cos’altro dare al cielo

Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera

nu turnà dùa
e ‘nt’ou nùme de Maria

non ritornare dura
e nel nome di Maria

tùtti diài da sta pùgnatta
anène via

tutti i diavoli da questa pentola
andate via

Poi vegnan a pigiàtela i càmè
te lascian tùttu ou fùmmu d’ou toèu mestè

Poi vengono a prendertela i camerieri
ti lasciano tutto il fumo del tuo mestiere

tucca a ou fantin à prima coutelà
mangè mangè nu sèi chi ve mangià

tocca allo scapolo la prima coltellata
mangiate mangiate non sapete chi vi mangerà

Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra
nu turnà dùa
e ‘nt’ou nùme de Maria
tùtti diài da sta pùgnatta
anène via.

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via


sabato 23 ottobre 2010

Pollo alle mandorle



La mia amica Lucia alla fine di agosto ha sbaraccato casa, ha fatto su qualche valigia, ha preso i bimbi e tutti insieme hanno seguito papà/marito in Cina dove abiteranno per un paio di anni, tanto quanto la durata dell'incarico di lavoro da lui ricevuto. 
La tecnologia ci consente di sentirci abbastanza spesso, vuoi con una chattata su skype, o con una videotelefonata, o con facebook, o con le e-mail, certo, a volte ci penso, e anche se non succedeva troppo spesso (il lavoro di entrambe, i figli e gli impegni vari spesso e volentieri facevano da ostacolo) mi mancano quei momenti in cui i bambini in camera a giocare noi ci buttavamo sul divano e con un cuscino sulla pancia ci raccontavamo per ore "gli ultimi ceti", ci davamo consigli, appoggio e ci facevamo delle belle risate.
Quando la sento, mi dice sempre che si sta ambientando e si trova bene. Lei e il suo meraviglioso carattere hanno già stretto amicizie, hanno già messo il loro seme anche in terra cinese. La casa è bella, la vita serena, i bimbi si trovano già bene a scuola (mitici!!). L'unico vero grande intoppo è il cibo. Impossibile trovare un prodotto sapendo esattamente cosa è. Le sorprese una volta aperte le confezioni o iniziate le preparazioni sono state molte, a volte gradevoli, più spesso poco esaltanti. Forse, la cucina cinese come la vediamo noi nei nostri ristorantini addobbati con lanterne rosse e draghi maestosi è ben diversa da quella che realmente si trova in cina, fatta di animali strani, ingredienti a noi totalmente sconosciuti, colori e sapori lontani anni luce dalle abitudini delle nostre occidentali papille gustative.
Probabilmente il mio pollo alle mandorle dalle parti di Wuxi non ha nemmeno l'aspetto con il quale si presenta nel mio piatto....Ma io ci provo lo stesso. Lo preparo e penso a lei, che magari al super è riuscita a trovare della carne che sembrava pollo e alla prova in padella ha confermato di esserlo, e la vedo grattuggiare una bella radice speziata di zenzero, e armeggiare con un wok original style, mischiando ingrediente dopo ingrediente e ottenendo un piatto delicato e gustoso come questo....se poi va male, e il "pollo" in realtà era una rana, niente paura....oramai lo so che sotto casa hai il Mc Donald, e che alla peggio un pasto caldo lo rimedi!!! 
Questo è per Lucia...ti aspetto a Natale, con una bella pasta al pesto, e una pizza, e una bistecca alla piastra, e patate al forno, e...un gustoso strudel al curry!!! ;) 

POLLO ALLE MANDORLE
Ingredienti
500gr petto di pollo
1 cipolla bianca
30 gr farina
4 cucchiai olio di semi di arachide
2 cucchiai di salsa di soia
130 gr di mandorle pelate
70 gr di germogli di soia
2 cucchiai di zenzero macinato (o 50 gr di zenzero fresco)
sale

Scaldare nel wok un cucchiaio di olio e far tostare le mandorle. Toglierle dal wok e tritarne metà grossolanamente. Tagliare il petto di pollo in cubetti e passarlo nella farina.  Pulire la cipolla e affettarla sottile. Farla imbiondire nel wok insieme al resto dell'olio, aggiungere lo zenzero (in cucchiai se già macinato o grattuggiato se fresco) e aggiungere i bocconcini di pollo. Farli saltare a fuoco vivace per qualche minuto mescolando con un cucchiaio di legno e poi abbassare la fiamma e far cuocere per 10 minuti circa, mescolando di tanto in tanto. Salare e aggiungere i germogli di soia. A fine cottura, irrorare con la salsa di soia, aggiungere le mandorle tritate e quelle intere, mescolando per amalgamare bene. Terminare la cottura per ancora 5 minuti circa, impiattare e servire ben caldo.

domenica 12 settembre 2010

Polpettone farcito con prosciutto e mozzarella



Tutto è iniziato in una mattina gironzolando per il centro. Entrando dal giornalaio, Brady si prende il quotidiano, sfodera 10 euro per pagarlo e l'omino al di là del banco inzia a riempirgli le mani di spiccioli di resto. Non esiste cosa che faccia inorridire Brady più di questa, riempirsi le tasche di moneta sonante (e pesante). Si offre di comprare un gratta e vinci per liberarsene all'istante (e perchè no, magari vincere anche "solo" un unico leggero poco ingombrante ma generoso biglietto da 500 Euro) ma l'omino dispiaciuto annuncia che li ha terminati. Ed è allora che entro in gioco io, che in tutto questo tempo avevo posato gli occhi sul mensile "Alice cucina" e mi offro volontaria per rimediare all'inconveniente monetine aggiungendo alla spesa i 4,50 della rivista. Posso assicurare (e probabilmente qualcuna di voi lo saprà già meglio di me, che scopro l'acqua calda!) che sono stati i migliori Euro spesi (da Brady ahahah!!) dal giornalaio da molto tempo a questa parte. 
Sfogliando la rivista ho trovato una marea di ricette gustosissime e interessantissime, ben spiegate, eccezionalmente illustrate e un po diverse dal solito che mi hanno messo addosso una gran voglia di cucinare e sperimentare. 
In attesa di decidermi a comperare la planetaria (direi che oramai attendo dopo le vacanze visto che per ora il must è RISPARMIARE per godersi le ferie fino in fondo!) lascio da parte gli impasti che prevedano una qualsiasi "montatura" e mi butto su tutto il resto.
Il primo esperimento è stato questo polpettone, oltremodo gustoso. Se i vostri figli non sono come Slowfood di sicuro lo apprezzeranno. Perchè è una grande polpetta ripiena di gusto, ottimo anche il giorno dopo, e magari tagliato un po più sottile, come ripieno di un panino per un pranzo al sacco sui prati in questi ultimi giorni di estate!

POLPETTONE FARCITO CON PROSCIUTTO E MOZZARELLA
Ingredienti
300 gr di polpa di manzo macinata
300 gr di polpa di maiale macinata
80 gr di mortadella
la mollica di un panino ammollata nel latte
70 gr di parmigianograttuggiato
2 uova intere
100 gr di spinaci lessati e tritati
100 gr di prosciutto cotto
100 gr di mozzarella
olio evo, sale e pepe

In una terrina mescolare maiale e manzo macinati insieme alla mortadella passata al mixer (o tritata con la mezzaluna). Unire la mollica di pane dopo aver eliminato l'eccesso di latte, il parmigiano, le due uova intere e lievemente sbattute, e gli spinaci tritati. Regolare di sale e pepe e impastare con le mani sino ad ottenere un impasto sodo e omogeneo. Io l'ho lasciato in frigo per un paio di ore, in una terrina richiusa con pellicola trasparente per far insaporire maggiormente la carne. 
Strappare un foglio di carta da forno, ungerlo con dell'olio e allargarci sopra il composto di carne. Disporvi sopra le fette di prosciutto e la mozzarella tagliata a fettine sottili. Arrotolare la carne aiutandosi con la carta da forno e compattare bene le estremità in modo che la mozzarella sciogliendosi non fuoriesca. Richiudere la carta da forno a caramella e cuocere in forno preriscaldato a 160° per 45 minuti.

martedì 17 agosto 2010

Salsiccia al forno con salsa al vino rosso



Capita a volte di aver bisogno di una coccola in più. Di voler sentire un profumo, una voce, di aver bisogno di un contatto. E allora, ieri, sono andata a recuperare il mio piccolo Slowfood, in vacanza in collina dai nonni, e ci siamo fatti un giro. Il ragazzino ha perso l'ennesimo dente (adesso ha più finestre che denti...altro che blog sul cibo, dovrei aprirne uno su frullati e passati e omogeneizzati...) ed è il solito amante della natura...in un pomeriggio ho visto più animali che in uno zoo...siamo andati dalle caprette, dai conigli, dalle mucche e dai maiali...abbiamo visto le pecore, ovviamente gli amati cagnolini, le tartarughine, i pesci.....e poi una bella passeggiata nel borgo, addentando una buona focaccia. Mi piace vederlo così questo ragnetto di figlio che ho...tutto campagna, terra e corse. E bei sorrisi, anche se senza denti. 
Tornando dalla nostra passeggiata, il pensiero che ancora per un po sarebbe rimasto in campagna mi ha stretto un po il cuore....e va bene che lui ci sta volentieri, va bene che noi il giardino per farlo sfogare a dovere non lo abbiamo, va bene che al di la dei pesci rossi in casa non esistono animali...però mi mancherà, arrivare a settembre è un po lunga. E così, riscendendo a valle, mi sono concessa la seconda coccola della giornata...Ho fatto razzia nel caseificio artigianale locale, e anche in una famosa macelleria del posto... I prodotti caseari li faremo fuori pian piano, mentre le salsicce che ho preso, le ho cucinate ieri sera....e che buon profumino usciva dal forno???? 

SALSICCIA AL FORNO CON SALSA AL VINO ROSSO
Ingredienti:
4 salsicce
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
Vino rosso buono 1 bicchiere
rosmarino, alloro
sale e pepe
olio

Tagliare la cipolla a fettine sottili. In una pirofila da forno, preparare un fondo di olio, cipolla e aglio. Disporre le salsicce nella pirofila, e versare il bicchiere di vino rosso, aggiungere rosmarino e alloro. Salare e pepare. 

Cuocere in forno a 180° per 40 minuti circa, a metà ricordarsi di girare le salsicce. A fine cottura, mettere le salsicce su un piatto e con il minipimer, frullare il sugo di cottura. Farlo restringere a fuoco basso in padella con un cucchiaino di fecola, e farlo colare sulle salsicce pronte per esser servite. La salsa è davvero profumata e gustosa. Ovviamente, migliore è il vino, migliore sarà la salsa. 
Ieri sera ho accompagnato il piatto con un purè, fatto con le patate dell'orto del suocero, e il latte, il burro e una spolverata di formaggio grattuggiato del mitico caseificio di cui sopra. Inutile dire che anche la coccola alimentare ha avuto il suo bel successo.