sabato 29 gennaio 2011

Una sfida...la Cima!!


Ci penso da quando è uscito il contest di Simonetta...e infatti  con la mia ricetta sono arrivata all'ultimo, un paio di giorni appena prima che il contest si chiuda...l'ho fatta penare povera Simonetta, ogni tanto mi ricordava che avevo promesso di partecipare. Solo che prima sono partita, poi c'è stato Natale...e poi continuavo a pensare a quale poteva essere quella ricetta "semplicemente perfetta". E poi, l'ho trovata. LA CIMA. Un piatto ligure, gustoso, ottimo...in casa mia si prepara principalmente nei giorni di festa e il cuoco è tassativamente mio papà (in effetti in casa il ligure per eccellenza è lui). 
Anni fa (ormai tanti) da piccolina ero proprio come Slowfood...farmi assaggiare qualcosa di nuovo era un impresa a dir poco titanica. E le mie motivazioni per non voler assaggiare erano le più disparate e con il senno di poi le più urticanti per la salute mentale di una madre...il colore, la forma, la consistenza del nuovo cibo erano fondamentali. E io non mi sarei mai sognata di mettere in bocca una cosa che dentro aveva un ripieno verdolino e molliccio. Finchè un giorno, non l'ho fatto. Non ricordo più se solo perchè sotto minaccia, o se perchè ormai cresciuta e più "spavalda" o per chissà quale altro motivo. L'ho assaggiata e l'ho amata. Eh si, avevano ragione mamma e papà (una volta ancora!) la Cima era buonissima. E quanto è divertente prepararla?? Per mio papà, è una questione di stato. Si parte dalla scelta del pezzo, e non è cosa facile, tant'è vero che ieri, mentre chiedevo lumi, si è anche un po perso fra le millemila caratteristiche principali che deve avere la carne per essere una buona cima e io sono arrivata dal macellaio confusa...ma è andata bene lo stesso. Poi, dovreste vederlo, mentre prepara il ripieno come un mago che prepara la sua pozione...aggiungi, mescola, sala, assaggia, gira, metti, gira...sale...gira..assaggia. E ancora, quando come un sarto provetto (o un chirurgo affermato?!?) ricuce la tasca a dovere...per poi controllare in ansia lo sportello del forno per vedere se si sono verificati o no disastri..fuoriuscite di ripieno o esplosioni nucleari della povera cima. Al momento di portarla in tavola, una cosa è certa: per lui è sempre venuta male. Il ripieno non è buono, la carne si è indurita, e mille altri difetti. Mentre la verità è una soltanto: è perfetta. Ottima, a prova di capricci di bimba schifiltosa a tavola. E infatti, ieri, quando mi ha dato tutte le istruzioni per farla, io alla mia prima prova sul campo, ho avuto un enorme successo. La cima è venuta meravigliosamente, seguendo passo passo la ricetta del mio papà. E adesso, sono ben felice di pensare che per gustarne una buona, come la fa lui, mi basterà ricordare le indicazioni che mi ha dato. E' questa la mia ricetta "Semplicemente perfetta", che in una sacchetta di carne ripiena racchiude la consapevolezza che prima o poi si cresce e ricordi divertenti del mio papà ai fornelli.

Con questa ricetta partecipo al contest di Simonetta:


LA CIMA
Ingredienti:
1 Kg c.ca di cappuccina (ossia...la pancia del vitello, sapientemente ricucita a sacchetto dal macellaio, che lascerà in dotazione filo alimentare a sufficienza per richiuderla del tutto quando sarà necessario)
3 uova
100 gr di spinaci
150 gr di parmigiano
120 gr di mortadella
una manciata di pinoli (io non li avevo in casa, quindi non li ho messi)
pangrattato quanto basta
noce moscata
un pizzico di sale
carota/sedano/cipolla
un rametto di rosmarino
olio evo
brodo di dado classico

Preparare il ripieno della carne. In una terrina capiente, sbattere le uova. Aggiungere il parmigiano, gli spinaci precedentemente sbollentati e tritati finemente, la mortadella tritata grossolanamente, i pinoli (se li avete), una generosa grattuggiata di noce moscata. Mescolare e regolare di sale. Se l'impasto risulta troppo liquido (ricordate bene, deve essere una crema densa, molto densa) aggiungete pangrattato quanto basta per raggiungere la consistenza necessaria. A questo punto, l'impasto ottenuto va inserito nella tasca di carne. Riempite bene, aiutandovi con un cucchiaio, di modo che l'impasto arrivi bene fino in fondo. Non riempite sino all'orlo, anzi, lasciate almeno c.ca direi 5 cm di spazio, perchè in forno l'impasto tende a gonfiarsi e rischiate altrimenti di farlo fuoriuscire dalla carne. Inoltre vi serve un po di "spazio libero" per ricucire la carne. Ora, con un ago bello grande e robusto (mio papà usa un ago da cucire grande, io mi sono comprata per la modica cifra di un Euro, un aghettone gigante e con il senno di poi dico: per fortuna!!) e usando il filo alimentare che avanza dalla cucitura già fatta dal macellaio, richiudete il sacchetto di carne. Spendete un po di tempo nel farlo. Non serve che siate macellai. La differenza fra la mia cucitura e quella del macellaio è notevole alla vista, ma l'importante è che sia efficace ossia che sigilli bene il sacchetto per non fare uscire il ripieno. Io ho fatto come se rammendassi un calzino...qualche punto in un senso, qualche punto tornando indietro, tirando bene e poi ho fissato. Fine. Questo è il risultato:

A questo punto, fare un battuto di carota, sedano e cipolla, foderare una teglia con carta da forno, mettere il battuto, un giro di olio evo, adagiarvi sopra la carne ben unta a sua volta e cospargerla con del rosmarino. Preparare del brodo con il dado vegetale e versarne un po dentro la teglia. Ed eccola:


Infornare in forno preriscaldato a 160° gradi per la prima mezz'ora. Poi alzare la temperatura del forno a c.ca 200° gradi e cuocere per c.ca 2 ore. Comunque controllate. Io a metà cottura ho un po abbassato la temperatura a 180, e la cottura è andata avanti per un ora e quarantacinque minuti. Dipende dalla potenza del vostro forno, da quanto è grande il pezzo di carne. Per verificare che sia ben cotta, potete inserire uno stuzzicadenti al centro della carne: se esce asciutto ci siamo! Questa è la mia cima, appena sfornata:

Adesso, è l'ora di farla raffreddare, perchè si, la cima si mangia a temperatura ambiente. Per evitare che ci siano "bolle d'aria" fra il ripieno e la carne è fondamentale farla freddare così: mettere la carne su un tagliere e ppoggiarci sopra un bel peso. Io ho messo sopra la carne un tagliere di legno con sopra due pacchetti da chilo di farina. Ai lati ho messo due barattoli per evitare che l'"installazione" franasse!!! E' stata sotto il peso tutta la notte. Il giorno dopo, era pronta: andava soltanto tagliata a fettine sottili e mangiata. Una meraviglia!!!


Per l'occasione, ho invitato a pranzo i miei genitori. Mio papà ha promosso la cima a pieni voti. E poi, la magia più grande è stata la seguente: Slowfood non solo non si è rifiutato tassativamente di assaggiare (come fa di solito) ma ne ha voluto un pezzetto e poi un altro ancora, dichiarando: che buona!!



Nota a parte, del mio Brady....che mi ha illuminato sul fatto che esiste persino una canzone del mitico De Andrè in onore della cima....eccone il testo, con tanto di traduzione genovese/italiano :)

(La cima)

Ti t’adesciàe ‘nsce l’èndegu du matin
ch’à luxe a l’à ‘n pè ‘n tera e l’àtru in mà

Ti sveglierai sull’indaco del mattino
quando la luce ha un piede in terra e l’ altro in mare

ti t’ammiàe a ou spègiu dà ruzà
ti mettiàe ou brùgu rèdennu’nte ‘n cantùn

ti guarderai allo specchio di un tegamino
metterai la scopa dritta in un angolo

che se d’à cappa a sgùggia ‘n cuxin-a stria
a xeùa de cuntà ‘e pàgge che ghe sùn
‘a cimma a l’è za pinn-a a l’è za cùxia

che se dalla cappa scivola in cucina la strega
a forza di contare le paglie che ci sono
la cima è già piena è già cucita

Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra
nu turnà dùa

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura

Bell’oueggè strapunta de tùttu bun
prima de battezàlu ‘ntou prebuggiun

Bel guanciale materasso di ogni ben di Dio
prima di battezzarla nelle erbe aromatiche

cun dui aguggiuìn dritu ‘n pùnta de pè
da sùrvia ‘n zù fitu ti ‘a punziggè
àia de lùn-a vègia de ciaèu de nègia

con due grossi aghi dritti in punta di piedi
da sopra a sotto svelto la pungerai
aria di luna vecchia di chiarore di nebbia

ch’ou cègu ou pèrde ‘a tèsta l’àse ou sentè
oudù de mà misciòu de pèrsa lègia
cos’àtru fa cos’àtru dàghe a ou cè

che il chierico perde la testa e l’asino il sentiero
odore di mare mescolato a maggiorana leggera
cos’altro fare cos’altro dare al cielo

Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera

nu turnà dùa
e ‘nt’ou nùme de Maria

non ritornare dura
e nel nome di Maria

tùtti diài da sta pùgnatta
anène via

tutti i diavoli da questa pentola
andate via

Poi vegnan a pigiàtela i càmè
te lascian tùttu ou fùmmu d’ou toèu mestè

Poi vengono a prendertela i camerieri
ti lasciano tutto il fumo del tuo mestiere

tucca a ou fantin à prima coutelà
mangè mangè nu sèi chi ve mangià

tocca allo scapolo la prima coltellata
mangiate mangiate non sapete chi vi mangerà

Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra
nu turnà dùa
e ‘nt’ou nùme de Maria
tùtti diài da sta pùgnatta
anène via.

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via


giovedì 27 gennaio 2011

Ricordi estivi e grissini con gocce di cioccolato....




11 luglio 2010, Spagna-Olanda, finale dei Mondiali. Dopo la disastrosa fine (o dovrei dire inizio..) dell'Italia ai mondiali di calcio, non tutto era perduto. Nelle vene della mia dolce metà scorre sangue olandese da parte di mamma e quindi, siamo arrivati al giorno della finalona che la partita non era soltanto un evento in quanto tale, ma un evento comunque abbastanza sentito. Per l'occasione (e soprattutto grazie al fatto che vivevamo ancora nell'altra casa, quella con un giardino e un salone + cucina che parevano una piazza d'armi) si è organizzata la serata "finale" a casa nostra. Ed è stata una serata memorabile, piuttosto divertente e pittoresca, anche se per riuscire a immaginarvela a dovere, dovreste conoscere uno per uno tutti i personaggi che si sono presentati (e anche considerare che ero l'unica donna presente, amante si del calcio, ma gentilmente accettata giusto perchè padrona di casa, altrimenti la mia presenza sarebbe stata sicuramente un pelino fuori luogo...). C'erano quelli che tifavano "contro"; c'erano quelli che tifavano olanda tanto per tifarne una; c'erano quelli che semplicemente guardavano la partita. Tutti si sono presentati con casse di bottiglie di birra...e dico tutti. Uno solo è arrivato con qualcosa anche di commestibile...e ha dato una piccola mano al mio buffet, comunque sufficiente a sfamare l'orda di ultràs e a fargli venire la sete necessaria a smaltire almeno un po di queli litri di birra che si stavano accumulando dentro e fuori dal frigo. E quel qualcosa mi è rimasto dentro da allora. Il suo sacchettone di carta da fornaio, conteneva chili di grissini ai mille sapori: grissini al basilico, al peperoncino, al mais, alle olive, al rosmarino, alle acciughe, ai capperi e......al cioccolato. Dopo averli assaggiati tutti (tranne quelli alle acciughe...) ne ho provato uno al cioccolato, quasi non convinta. Io adoro il cioccolato, ma non l'avevo mai visto sotto forma di "grissino". Quanto mi sbagliavo nel giudicare quel piccolo bastoncino divino. Il grissino con le gocce di cioccolato non si puo apprezzare finchè non lo si assaggia. E dopo averlo fatto, non si dimentica. Infatti io lo ricordo da allora....e il giorno dopo ero già on line a cercare la ricetta, fiduciosa che il mondo dei foodblogger mi avrebbe dato una mano. E la ricetta era li, ma ci voleva la mia mitica Planetaria. Quindi, la ricetta è rimasta in standby, sino a ieri, quando una giornata piovosa e la presenza in casa della mia nuova aiutante mi hanno accompagnata verso l'avventura del ricreare da me quel magico sapore. 
La ricetta l'ho trovata da LEI e mi sono subito fidata, facendo bene. Non la riscrivo, clikkando sul link la troverete passo passo, spiegata molto bene e approfondita perfettamente nei diversi commenti e nel frattempo avrete l'occasione, se già non lo conoscete, di visitare il suo blog, che trovo magnifico.
Io posso semplicemente aggiungere le mie note:

  • non avevo idea di dove reperire il malto, nè del perchè servisse. Ho fatto una rapida ricerca in rete e ho scoperto che serve da "dolcificante" e che si presenta sotto forma sciropposa. Senza ulteriori giri, ho semplicemente sostituito il cucchiaio di malto con uno di miele...perfetto. 
  • I miei grissini non sono venuti croccantissimi (anche se il sapore è PERFETTO ), ma sono rimasti appena appena morbidi. Credo di sapere a cosa è dovuto: li ho lasciati lievitare troppo. La ricetta dice 30/40 minuti massimo. Il mio filone, per cause di forza maggiore è stato a lievitare quasi due ore...la prossima volta quindi, perchè anche la consistenza oltre che il sapore siano perfetti, mi metterò all'opera solo e unicamente quando avrò il tempo per stare dietro alla lavorazione senza distrazioni.
  • Seguite il consiglio riportato in uno dei commenti: le gocce di cioccolato vanno aggiunte rigorosamente all'ultimo e se possibile, prima di essere aggiunte, vanno tenute una mezzora in freezer, così non rischieranno di sciogliersi durante la lavorazione. Ho seguito il consiglio e le gocce erano tutte intatte.
Che altro dire....provateli. Sono un ottimo snack, una merendina sfiziosa per i bimbi, un idea carina da mettere sul buffet di qualche festa di compleanno, o di qualche raduno di tifosi scatenati.....

mercoledì 26 gennaio 2011

L'oggetto del desiderio è arrivato....siiiiiii!!!!!



Era da un po che la sognavo anche di notte....la vedevo fotografata negli articoli relativi alle ricette che avrei voluto realizzare....la vedevo sapientemente utilizzata da Lui, il Maestro (Montersino forever!!) e già mi immaginavo intenta a creare le sue piccole grandi opere d'arte, aiutata anche da lei: la planetaria!!! Quel semplice robot da cucina che impasta per te, e che monta le frolle, e panna e uova come nessuno mai (e soprattutto senza che lo debba fare tu, finendo con un braccio da body builder e uno no). Ci ho messo tanto a decidermi...lunghe sessioni di ricerca on line per capire se era necessario spendere l'equivalente di uno stipendio per averla o se ci si poteva "accontentare" di qualcosa di più modesto senza dover rinunciare alla qualità; appostamenti nei vari negozi, chiedendo informazioni ai commessi su caratteristiche principali e sull'utilizzo; poi è arrivato il momento di partire per le vacanze e ho rimandato; poi dopo le vacanze è arrivato natale e ho rimandato; e adesso...finalmente l'ho fatto! Cotta e mangiata...ordinata e ricevuta!!! L'ultimo sguardo su e-bay ed è bastato un click per farla mia. Lunedì è arrivata, e adesso si salvi chi può...nel mio file di ricette "da provare", ci sono montagne di impasti "da planetaria "che attendevano solo lei. Domani arriva il primo...stay tuned!! 

giovedì 20 gennaio 2011

Il buon sapore del mangiare...pennette zucchine, feta e olive



Domenica scorsa, ero con Slowfood alla festa di compleanno di una sua compagna di classe. C'erano sul buffet una marea di cose ottime e invitanti, ma io, in preda alla fissa (ed effettiva necessità) di perdere qualche chiletto, ho cercato di ignorarlo bellamente e me ne sono tenuta alla larga. La cosa non è passata inosservata ad una mamma mia amica, e parlando le spiegavo il motivo del mio "autocontrollo". In tutta risposta, mi ha portato da suo marito poco più in là, che mi ha assicurato, essendo un assiduo frequentatore di palestre, aveva anche una certa esperienza in campo "alimentazione per rimanere in forma" . Così, mi ha istruito: dice che per perdere peso non è strettamente necessario fare la fame, e questo in effetti, specialmente direi se non si devono perdere 20 chili, è assodato. Dice anche però che non è nemmeno necessario abolire ciò che più ci piace, tipo nel mio caso, la pasta. Amo un bel piattone di pastasciutta? Posso concedermelo a patto che sia...in bianco. Anche un etto e mezzo eh...però, un giro d'olio a crudo e se proprio voglio esagerare, un cucchiaino di grana grattuggiato. Alla sera una bistecchina ai ferri o al vapore, carne bianca e no salsine o condimenti vari...poco sale. Frutta si, ma no banane e kiwi (non sarebbe un enorme sacrificio, anche se io amo i kiwi). Confesso che subito, non mi è sembrata una impresa impossibile. Tant'è che il giorno dopo, complice il fatto che pranzavo da sola, mi sono preparata un piatto di spaghetti in bianco. Abbondante e comunque soddisfacente. Ma la sera? La sera a cena ci sarebbero stati Bradi e Slowfood a tavola con me e le opzioni sarebbero state due: o fettine di pollo al vapore, scondite e poco salate per tutti, oppure una bella bistecchina a loro e le fettine a me. Ovviamente la prima scelta avrebbe creato parecchio malcontento ai due uomini di casa. Specialmente al più grande, che il piccolo mangia solo perchè deve. E qui arriva la mia debolezza. Se cucino e presento in tavola qualcosa di profumato, buono, colorato, accattivante, bhè...non riesco a lasciarlo li!! E quindi, bistecca per tutti. Non sono un animale da dieta, è inutile. O mi rinchiudono in un monolocale da sola, o altrimenti, mangerò sempre quello che c'è in tavola per tutti. A questo punto non mi resta che diminuire le dosi...fare qualcosa oltre lo yoga che richieda un maggiore dispendio di energie...e alla fine convincermi che in fondo, anche con quella panzettina non esattamente piatta non sono poi da buttare via. Sono tanto simpatica e solare no? :D :D ehehehehehe E questa è nettamente la mia pasta preferita...calda e solare come mi sento io. Colorata, vivace, saporita. Non è fra le mie ricette da molto tempo, saranno un paio di anni. L'ho assaggiata la prima volta a casa di mia cognata e la ricetta originale prevede melanzane al posto delle zucchine...ma qui in casa mia, dove Slowfood richiede sempre la piccola "modifica" per accontentare anche il suo gusto, le melanzane le metto solo quando a tavola ci siamo io e Brady da soli. Quindi il più delle volte, prevale la mia alternativa. La feta ha un sapore meraviglioso, deciso e pieno. La sua consistenza è perfetta. Le olive...va bhè, a me piacciono da impazzire, quindi mi appagano in pieno. Di questa pasta potrei riempirmi il piatto tre volte fino all'orlo...ma mi sono data un limite. Anzi, ho fatto di più. Ho usato il trucchetto dei dietologi. Me la sono servita in un piatto più piccino, così sembrava bello pieno, ma in realtà era una porzione normale....così gusto, mente, stomaco e forse bilancia, si sono messi tutti d'accordo. Poi oggi c'è il sole. Magari vado in passeggiata a mare a fare un giro con Slowfood dopo la scuola, e smaltisco...l'importante è crederci! :)

PENNETTE ZUCCHINE, FETA E OLIVE
Ingredienti:
200 gr di pennette
1 bella melanzana grande 4 zucchine medie
100 gr di olive nere snocciolate (ma quando le trovo...le olive nere greche sono il massimo)
100 gr di feta greca
1 spicchio di aglio
olio evo e origano

Mettere l'acqua salata sul fuoco. Nel frattempo pulire la melanzana le zucchine, tagliarla a cubetti tagliarle a metà e a rondelline e saltarle in padella con aglio e olio finchè non sono cotte. A fine cottura della melanzana delle zucchine aggiungere le olive tagliate a rondelle e continuare a saltare il tutto in padella ancora per cinque minuti. In un tagliere, tagliare la feta a cubetti piccini e tenerla pronta. Nel frattempo cuocere le pennette al dente. Quando sono pronte, scolarle e passarle mezzo minuto in padella con melanzana zucchine e olive, e alla fine aggiungere la feta. A fuoco spento, mescolare velocemente, e servire. Si completa con una spolverata di origano. Provatela, è una pasta davvero "allegra" e gustosa!

giovedì 13 gennaio 2011

Il nonno compie gli anni!! Torta soffice al limone (solo albumi)



"Mio nonno è sempre in casa e ha le stampelle. 
Ha gli occhi verdi e non usa tanto gli occhiali. 
E' burlone come me e la mamma. 
Gli piace giocare insieme a me. 
Ha la bocca rossa, la pelle piena di rughe.
Porta volentieri una giacca verde e le scarpe nere. 
E' alto e ha i capelli bianchi.
E' bravo a disegnare.
Si chiama Stefano e io gli voglio bene come lui ne vuole a me.
Brontola poco, ma sta molto a letto e offre molto cibo, poi lui ne ha meno di tutti. 
Io e mio nonno giochiamo sempre insieme e siamo sempre felici."

Slowfood, 7 anni, 2° elementare, pensieri sul nonno

A me non resta nient'altro che lasciarvi la ricetta di questa torta, che ho preparato per il 75° compleanno del mio papà, il migliore che avrei mai potuto desiderare. Con lui litigo, con lui mi confido, con lui parlo di me e della mia vita, su di lui posso contare, da sempre e ancora oggi, in ogni istante.

TORTA AL LIMONE - SOLO ALBUMI - 
Ingredienti:
400 gr farina autolievitante (se non l'avete va bene la farina classica e si aggiunge 1 bustina di lievito)
300 gr di zucchero
200 gr di burro
1 bicchiere di latte
1 limone BIO
6 albumi

Mescolare la farina con lo zucchero (e il lievito se la farina non è autolievitante), aggiungere il burro fuso, il bicchiere di latte, il succo del limone e la sua scorza grattuggiata. Amalgamare bene con le fruste. Il risultato sarà un impasto piuttosto duro e compatto. Montare a neve fermissima gli albumi e incorporarli delicatamente e poco alla volta all'impasto prima ottenuto. Versare il composto in una tortiera imburrata e infarinata (non è necessario se come me userete uno stampo in silicone) e infornare in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti.
Una volta fuori dal forno lasciar raffreddare completamente e togliere dallo stampo.

Le decorazioni che vedete sulla torta le ho fatte sciogliendo della cioccolata fondente a bagno maria. Con un cornetto di carta da forno riempito di cioccolata ho scritto "Auguri" "75" e disegnato i cuori su un foglio di carta da forno che poi ho messo in freezer per una mezzora. Una volta tirati fuori dal freezer, li ho staccati con l'aiuto di un coltello affilato e messi sulla torta.

Consiglio: non tenetela in frigo, si indurirà terribilmente. 

E' ottima, soffice, leggera. Se la preferite più dolce potete arrivare sino a 400 gr di zucchero, che era quello previsto in origine nella ricetta, ma il sapore di limone secondo me è più deciso e delicato con meno zucchero. Comunque va a gusti! :)

venerdì 7 gennaio 2011

Voglia di sole...pennette piccanti al patè di olive



Lo faccio giuro...quest'anno ogni sera, cercherò di ricordarmi di mettere un disegnino sul calendario che indicherà che tempo c'è stato quel giorno. La mia sta diventando una fissa, ma da brava metereopatica, giuro che non ne posso più di giornate buie e zuppe da mattino a sera. Non so se è una mia convinzione o cosa, ma secondo me, il 2010 è stato un anno decisamente BAGNATO. Estate compresa, se escludiamo luglio. Ma, mi sono detta, magari è soltanto una mia idea personale, piuttosto pessimistica, di come sono andate le cose. Un ricordo grigio, magari incoraggiato dal grigiume di questi giorni monocolori. E allora adesso voglio le prove. E quando l'anno sarà finito, voglio proprio vedere cosa mi dirà il calendario: su 365 giorni, quanti hanno visto il sole spuntare veramente? 
Io mica pretendo che a gennaio alle nostre latitudini faccia caldo (magari!!) ma che spunti ogni tanto anche un po di sole è chieder troppo? Vedere qualche colore, vedere il mare che luccica, evitare di avere le luci di casa accese da mattino a sera, pena andare a sbattere contro i mobili perchè non si vede nulla!!! 
Nell'attesa che un raggio di luce arrivi a illuminare il mondo, oggi cercavo un idea per il pranzo da preparare al mio Brady che in pausa avrebbe fatto una corsa a casa. Avendo escluso a priori l'idea di andare a fare la spesa sotto l'acqua, ho aperto il frigo e atteso l'ispirazione. Per fortuna non ha tardato ad arrivare, e ho preparato questa pasta che se non altro mi ricorda la primavera: la prima volta che l'ho assaggiata è stato in un ristorante in collina, in occasione del mio compleanno (che arriva ad aprile!) quando tutto rinasce, i colori tornano a fare capolino, le giornate sono già più lunghe, e l'aria è densa di profumi e aspettative di "nuovo".... Si prepara in due minuti, ma ha un sapore intenso e deciso, che soddisfa la voglia di buono. 

PENNETTE PICCANTI AL PATE' DI OLIVE
Ingredienti:
200 gr di pennette rigate
olio al peperoncino
4 cucchiai colmi di patè di olive nere
1 grosso spicchio di aglio
pepe, peperoncino quanto basta

Lessare le pennette al dente. Nel frattempo, in una padella antiaderente, rosolare lo spicchio di aglio sminuzzato in un po di olio al peperoncino (va benissimo anche quello comperato, io ho quello che preparo: olio delle olive raccolte dal mio papà dove lascio in infusione peperoncini a tocchetti e aglio per almeno un mese per insaporire...poi si possono togliere o lasciare ma se lasciate è solo che bene...l'olio è pronto, e non durerà a lungo...sulle bruschette è divino!) e quando sfrigola, aggiungere il patè di olive. Far andare a fuoco lento per 5 minuti, aggiungere un pizzico di peperoncino in polvere e una macinata di pepe. Scolare le pennette e farle saltare un minuto in padella con il condimento....sono pronte e deliziose!!!!

sabato 1 gennaio 2011

Un capodanno sereno...baci di dama e cioccolatini



Tutti gli anni, quando si avvicina il 31 mi prende la malinconia....che sia stato un anno felice o sfigato non importa, è proprio una condizione che mi coglie a prescindere dal bilancio generale. E' la sensazione puramente mentale di un qualcosa di "concreto" che se ne va, e un totale mistero che arriva.
Quest'anno non ho avuto il tempo di pensare che era il 31 sera. Quest'anno non so perchè, sicuramente comunque non per un motivo triste, le feste mi sono arrivate addosso quasi senza che me ne potessi accorgere e le ho vissute sul momento, senza tanti pensieri di contorno. Così anche il 31. E' arrivato mentre sul lavoro si sta consumando il più totale disastro e nella vita privata tutto continua serenamente e ci sono bei progetti e ci si sorride e ci si sta vicini. E' arrivato mentre si riabbracciavano persone troppo care che non si vedeva da tempo, e si cercava di allontanarsi da chi invece è sempre intorno a te senza un vero motivo. E' arrivato senza nessun progetto in particolare e poi, quando ci hanno fornito l'idea ci siamo aggregati senza troppi problemi....ed è nato così un capodanno davvero sereno. Ho salutato l'anno passato senza troppe smancerie, ringraziandolo di essersi abbastanza bene bilanciato fra sfighe e bellissimi momenti. Mi sono augurata che quello che stava nascendo fosse almeno pari, mi dicono sempre "chi troppo vuole, nulla stringe" e allora, non chiedo niente più di tutto quello che già ho, che è poi tutto quello che desidero: un compagno che amo infinitamente ricambiata, un figlio come non ne esistono altri, una famiglia che mi è sempre accanto e su cui posso contare, la salute mia e dei miei cari.
A tutti voi, auguro il meglio, e soprattutto l'immensa gioia di avere già quello che più desiderate al mondo.
FELICE ANNO NUOVO a tutti!!!!

BACI DI DAMA
Ingredienti:
100 gr farina 00
90 gr burro
60 gr mandorle
60 gr nocciole
50 gr zucchero
1 cucchiaino di cacao in polvere
un pizzico di sale
100 gr di cioccolato fondente

In una padella antiaderente, far tostare bene le nocciole. Ridurre poi nocciole e mandorle in polvere. Nella ciotola del mixer versare la farina, il burro ben ammorbidito, le mandorle e le nocciole polverizzate, lo zucchero, il cucchiaino di cacao, un pizzico di sale. Azionare e formare un impasto abbastanza sodo. Su una spianatoia, finire di amalgamare il tutto, formare un paio di salsicciotti che dovranno essere avvolti nella carta alluminio e lasciati in frigo a riposare per due ore minimo (io ce li ho lasciati tutta la notte).
Passato il tempo necessario, tagliare man mano dei piccoli pezzettini di impasto, formare delle palline  poi appiattirle leggerissimamente, e posarle sulla teglia ricoperta di carta oleata. Le palline vanno cotte in forno statico preriscaldato a 170° per 20 minuti. Finito il tempo di cottura estrarre la teglia, non toccare le palline e farle raffreddare completamente. 
Far quindi fondere il cioccolato a bagnomaria, e una volta ben fredde unire le palline a due a due con poco cioccolato fuso a fare da "collante".  Sono una delizia!!!!

CIOCCOLATINI
Ingredienti:
2 tavolette di cioccolata fondente (almeno al 75%)
Stampo "Pavoni" per i cioccolatini natalizi

I puristi del cioccolato devono astenersi dal leggere questo post....perchè per fare i cioccolatini bisognerebbe fare qualche sbattimento in più di quello che ho fatto io....temperare il cioccolato è una cosa seria. Ma prima di tutto io sono sfornita di un termometro per alimenti e in secondo luogo, non avevo davvero il tempo. Per tutti gli altri, prego, proseguite pure a leggere la ricetta (se di ricetta si puo parlare, vista la disarmante semplicità!!) e otterrete comunque ottimi cioccolatini, che spariranno in tempo zero (motivo per il quale, in questo caso, se anche non ho temperato il cioccolato come dio comanda, il danno è certamente limitato...il cioccolato non arriverà mai a "cristallizzare"...non ne avrà il tempo!!!!)
A bagnomaria, sciogliere una delle due tavolette di cioccolata. Quando sarà completamente sciolta, praticamente liquida, aggiungere fuori dal fuoco l'altra tavoletta (che, fredda, abbasserà la temperatura del cioccolato fuso, e verrà comunque sciolta dal calore dello stesso...."tempera" del cioccolato profana!!) e mescolare sino al completo scioglimento. Versare il cioccolato fuso nelle varie formine dello stampo e metterlo in frigo o freezer (a seconda del tempo disponibile) a solidificare. 
Una volta pronto, basterà spingere le formine da dietro per estrarre il cioccolato (per intenderci, come se volessimo rivoltare lo stampo) e il risultato saranno simpaticissimi cioccolatini dalle forme perfette. Ancora una volta, le mie lodi vanno a questi stampi, davvero versatili e perfetti!!! Complimenti alla "Pavoni"...a breve, proverò lo stampo per il kugelhupf..... :)